29
settembre
2017
h 9.30
A 100 anni dalla nascita ricordiamo Lisa Davanzo con "La fameja dei Finoti"
Casa di Riposo "Monumento ai caduti in guerra"
Casa di Riposo Monumento ai Caduti in Guerra, Via San Francesco, San Donà di Piave, VE, Italia
Nell'ambito delle letture ad alta voce proposte regolarmente dal Servizio Educativo della Casa di Riposo "Monumento ai caduti in guerra" di San Donà di Piave si inserisce l'adesione a ""Il Veneto legge".

Gli educatori leggeranno agli ospiti il libro "La fameja dei Finoti" della poetessa Lisa Davanzo di cui ricorre il centenario dalla nascita.

Lisa Davanzo diplomatasi maestra nel 1940 presso l’Istituto ” Duca degli Abbruzzi” di Treviso, partecipò alla Resistenza in qualità di staffetta partigiana; alla fine della guerra tenne corsi serali per coloro che dovevano conseguire la licenza elementare; quindi collaborò con il Centro di Ricerche e Casa Editrice “La Scuola”, per una nuova pedagogia dell’insegnamento.
Fu per trent’anni “La maestra di Croce”, al paese donò le sue energie migliori, di educatrice attenta alla promozione umana, culturale e civile di tutti.
Donna sensibile e fine pedagoga, diede dignità di poesia alla lingua dialettale dei suoi scolari, ottenendo riconoscimenti e premi per i suoi libri di poesia e teatro, straordinario ritratto della civiltà contadina veneta avviata alla modernità.

Nel 1980 nasce la vicenda fortunata dell’opera teatrale dialettale che la caratterizza e la fa conoscere nell’ambiente e nel territorio sandonatese: “LA FAMEJA DEI FINOTI”.
Il testo è composto da un prologo e due atti, rievocazione e ricostruzione scenica, in poesia dialettale, di alcuni aspetti della vita contadina tra le due Guerre nel sandonatese. Non si tratta tanto di un lavoro ad intreccio narrativo, ma di un grande affresco di vita contadina, dove gli effetti sono per lo più ottenuti da azioni corali. Il lungo lavoro di ricerca condotta sul lessico, sugli usi e sulla vita dei contadini degli anni ’30-40 la rendono un’opera di chiaro valore storico, linguistico e di costume.
Rappresentata la sera del 31 gennaio 1981 in Oratorio a San Donà, sarà seguita da 13 repliche. Viene realizzata anche una versione in videocassetta della rappresentazione trasmessa anche dalla R.A.I. nel 1983. Nel settembre 1981 l’opera esce in volume: “Piccolo capolavoro” la definisce don Alberto Trevisan salesiano. “Lisa – è scritto nella presentazione – è rimasta sempre fedele a questa sua terra, vivendovi quasi ininterrottamente e svolgendovi praticamente tutta l'attività sia di insegnamento, che di attenta scoperta di un mondo contadino che l’ha affascinata. Maestra per vocazione, nella vicenda viva della scuola ha trovato la sua realizzazione in uno scambio educativo gustoso e geniale. Appassionata della sua terra, ha curato senza soste l’incontro e il dialogo con la sua gente semplice dei paesi e della campagna per coglierne i valori, la sincerità, la forza, il dramma, gli usi, la parlata, che ha saputo poi tradurre in poesia fresca ed efficace”. […] “Epopea contadina del Basso Piave” la definisce ancora il Trevisan: “Lì balza fuori una umanità sana e forte, fatta di vita dura e di lavoro, di virtù semplici e ruvide, ma vere e robuste, di sudore e di dolore sempre dignitosamente portati, di certezze umane e cristiane superiori a qualsiasi vicenda, forti contro ogni sopruso. Non si tratta tanto di un lavoro ad intreccio narrativo, ma di un grande affresco di vita contadina, dove gli effetti sono per lo più ottenuti da azioni corali. L’andamento è calmo e pacato, largo come la nostra terra strappata al mare e al Piave. Il dialogo scorre vivo e arguto, denso della sapienza popolare del tempo.”